La storia di Wells la conosciamo tutti. Spielberg doveva più che altro giocarci con le sue trovate
puramente cinematografiche. In buona parte ci è riuscito, soprattutto nei momenti in cui ci fà soltanto percepire la
minaccia, senza mostrarcela, e quando ci delizia con squisite trovate surreali, come quella del treno in fiamme o dei
vestiti che scendono dal cielo nel bosco di notte. Azzeccata la fuga iniziale in macchina, frenetica e isterica, con
la cinepresa che gira attorno al veicolo, e i protagonisti (e gli spettatori) che non capiscono bene cosa stia
accadendo. Angoscianti davvero, poi, le sequenze dei fulmini, veri e propri presagi; e giusta la scelta di mantenere
gli alieni (e i macchinari) tripodi del libro, simboli per eccellenza dell'asimmetrico non-umano. Semplicemente grande,
infine, l'interpretazione di Dakota Fanning (nel ruolo della figlia del protagonista), splendida bambina già "adulta".
Alcune pecche: una seconda parte non proprio all'altezza della prima, e il finale: non quello che riguarda
gli extraterrestri (presente anche in Wells), ma quello riconciliatorio "alla Spielberg", più incredibile e fantasioso
dell'attacco alieno stesso, con Cruise scaricatore di porto che ritrova parte della sua famiglia, che nel frattempo si
era messa in salvo presso i parenti ricchi e (guarda caso) perfettamente incolumi; altro che 11 settembre, per un attimo
si ha l'impressione che si sia trattato dello sterminio dei sottoproletari ordito dai borghesi cattivi.
Ma Spielberg non è il Pasolini della fantascienza.
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